La massima autorità bancaria italiana ha chiesto un quadro normativo “robusto e basato sul rischio” per le stablecoin, che potrebbe aiutare a prevenire lo scenario peggiore: una “corsa” alle stablecoin.

Il rapporto di giugno “Mercati, infrastrutture e sistemi di pagamento” recentemente pubblicato dalla banca centrale  ha invitato le autorità di regolamentazione ad applicare gli stessi standard di condotta finanziaria agli emittenti di stablecoin del settore.

La banca ha affermato che l’ascesa delle criptovalute, unita a diversi “cicli di espansione e contrazione” in un ambiente in gran parte non regolamentato, ha causato “significativi danni ai consumatori”.

L’attenzione normativa sugli emittenti di stablecoin in particolare dovrebbe essere una priorità a causa della sua stretta connessione con DeFi, ha affermato la banca:

“Una regolamentazione solida e basata sul rischio delle stablecoin che garantisca la prevenzione di ‘run’ sui loro emittenti è una condizione necessaria per ridurre la fragilità dell’ecosistema DeFi, dato il ruolo di primo piano di questa asset class nella finanza decentralizzata.”

“È fondamentale che gli interventi politici su stablecoin e DeFi siano ben sincronizzati poiché la diffusione di stablecoin […] probabilmente stimolerà nuove ondate di innovazione DeFi e aumenterà l’interconnessione tra finanza tradizionale e decentralizzata”, ha aggiunto.

L’autorità bancaria italiana ha anche osservato che le stablecoin “non si sono dimostrate affatto stabili”, citando il crollo più notevole della stablecoin algoritmica di Terra TerraClassicUSD (USTC) nel maggio 2022.

La banca ha affermato che l’industria deve anche sfatare “l’illusione del decentramento” riconoscendo che la maggior parte dei protocolli decentralizzati sono gestiti da parti interessate principali che spesso possono “estrarre vantaggi di proprietà”.

“Tali progetti dovrebbero essere riportati alle strutture aziendali tradizionali e responsabili come precondizione per operare nel settore finanziario regolamentato”, ha aggiunto la banca.

La banca ha tuttavia sottolineato che non è necessario sottoporre ogni criptoattività o attività alla regolamentazione dei servizi finanziari:

“Non tutte le attività crittografiche e non tutte le forme di cripto-asset devono essere coperte o dovrebbero essere coperte dalla regolamentazione del settore finanziario, in particolare laddove la loro emissione, negoziazione e detenzione non soddisfino le esigenze finanziarie dei clienti attraverso una funzione di pagamento o di investimento”.

Tra i casi d’uso non finanziari abilitati dalla blockchain ci sono l’identificazione decentralizzata, il settore immobiliare, la catena di approvvigionamento, il voto e i crediti di carbonio.

La banca centrale italiana ha anche invitato i paesi a cooperare e stabilire un quadro normativo internazionale perché la tecnologia funziona indipendentemente dai confini degli stati nazionali.